Vendere piu' frutta in Asia si puo': cosa ne pensano gli imprenditori
Lunedì 16 January 2017 2:51 pm     Article Hits:23768     A+ | a-
Corner espositivo nel punto vendita Eatown, Pechino
Corner espositivo nel punto vendita Eatown, Pechino
Cosa ne pensano le aziende italiane del mercato asiatico? Lo abbiamo chiesto ad alcuni di coloro che hanno presenziato a Pechino, la scorsa settimana, nell'ambito della presentazione della fiera Macfrut agli operatori cinesi. 

"Il mercato cinese – ha affermato Massimo Ceradini, esportatore di Verona del Ceradini Group – è un punto di riferimento per il kiwi. Esportiamo prodotto di qualità elevata non solo esteriormente, ma anche in termini di parametri organolettici. E i Cinesi sanno come misurarla! Se il prodotto è di loro gradimento, riconoscono un giusto prezzo. La difficoltà maggiore? Direi la concorrenza fra noi Italiani".

Ceradini spiega che anche in Cina siamo capaci di penalizzarci a vicenda. Forse ci vorrebbe più collaborazione tra esportatori. Altro punto critico è la mancanza di uno standard unico di qualità su questo mercato. 

"Per quanto riguarda la riscossione – aggiunge l'imprenditore – io vendo solo se c'è l'assicurazione sulla compravendita oppure se il compratore paga in anticipo. Ciò non è impossibile quando si ha una buona reputazione. Noi abbiamo sempre cercato, fin dal 2009, di operare nella trasparenza e correttezza e questo ha dato buoni frutti in termini di reputazione".


Da sinistra, Giulia Montanaro, Valentina Giaccherini, Massimo Ceradini, Romina Kamel, Roman Donchenko, Renzo Balestri, fotografati a Pechino al termine della presentazione del Macfrut agli operatori cinesi

Dal kiwi alle mele. Giulia Montanaro, di Assomela, anche durante la presentazione del Macfrut 2017 ai cinesi non ha risparmiato un accenno alla burocrazia che sta impedendo l'esportazione di mele in Cina. "La nostra idea è quella che il dossier che dovrà dare il via libera all'esportazione comprenda anche le pere, oltre che le mele. Però si devono stringere i tempi del dossier ancora in corso, cioè quello degli agrumi italiani" (la Cina, infatti, prende in considerazione un dossier alla volta, NdR).

"Come Assomela, stiamo da tempo pensando alle strategie da adottare non appena si aprirà questo mercato. Non ci faremo trovare impreparati. Abbiamo a disposizione le varietà più gradite dai consumatori asiatici che, in genere, sono attirati dai frutti dolci e croccanti". 

Sono 100 i container di kiwi che Apofruit esporta ogni anno in Oriente. Renzo Balestri, referente commerciale estero di Apofruit, specifica che "nei prossimi anni puntiamo a incrementare le quantità specialmente a marchio Sole Mio". 

"Il mercato cinese chiede calibri medi e forma del frutto allungata. Anche il colore della buccia rientra nei parametri che determinano la qualità. Fra le due tipologie, preferiscono il kiwi a polpa gialla, ma in realtà è il verde quello che ancora la fa da padrone". 

Romina Kamel, dell'ufficio estero Apofruit, sottolinea che "qui in Cina abbiamo visto un supermercato che imita quelli inglesi, segno che c'è una fascia di popolazione con un potere d'acquisto elevato. E in quest'ottica pare che il prodotto italiano sia molto ricercato. Solo che al momento l'Italia può esportare in Cina solo i kiwi".

Altri rappresentanti delle aziende presenti a Pechino erano Valentina Giaccherini de La Trentina, Salvo Laudani di Oranfrizer e Furio Mazzotti di Made in Blu. 

Data di pubblicazione: 16/01/2017
Autore: Cristiano Riciputi
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